Sono sempre stata convinta che nella vita nulla accada per caso, anche perchè ritengo che ogni esperienza, per quanto negativa, debba avere un senso e che spetti a noi, solo a noi, trovarlo.

Non è stato un caso quindi trovarmi a leggere anni fa il libro di Robert Hopcke dal quale ho tratto qualche passo. A tutti prima o poi capita di vivere una coincidenza incredibile capace di modificare almeno in parte il corso dell’esistenza: sono quelli che Jung definiva “eventi sincronistici”, fenomeni in grado di cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci a nuove prospettive. La vita di ognuno di noi si fonda sul raccontare: uno torna a casa dal lavoro e la prima cosa che gli viene chiesta è: “come è andata oggi?”. In altre parole: “Ti prego, raccontami la storia della tua giornata”. Oppure siete a pranzo con un’amica e, prima ancora che abbiate preso il tovagliolo, lei vi domanda: “Allora, che c’è di nuovo?”. In altre parole: “Raccontami una storia”. Se avete dei bambini, capita di rado che siate voi a chiedere loro di raccontare una storia. I bambini vivono in un mondo di storie e, che vi piaccia o meno, ve le racconteranno, spesso con dovizia di particolari. 

Quasi fossimo personaggi di un intreccio, incontriamo spesso la persona o le persone che dobbiamo incontrare. In momenti di crisi o di grande apertura entra in scena per caso un personaggio che diventa per noi una delle figure principali nella storia della nostra esistenza: un coniuge, il nostro migliore amico, l’amore della nostra vita. In altri momenti, quando siamo soddisfatti di noi e della nostra esistenza, si manifestano dei legami che, quasi si trattasse di una forza della natura, sembrano destinati ad emergere. In altri momenti ancora, quando per paura o per egoismo ci estraniamo dal mondo, gli eventi sincronistici attivano rapporti che ci ricordano con insistenza, ossessivamente, l’impossibilità di ignorare del tutto i nostri legami con gli altri. Quando si verificano eventi simili percepiamo più profondamente la storia che stiamo vivendo, la storia che dice: tu non sei solo.Ogni rapporto è una specie di sincronicità: un evento unico in cui un incontro esterno di individui assume rilevanza emotiva, simbolica e trasformativa.

Come ha scritto Milan Kundera, autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, facciamo bene a rimproverare coloro che sono ciechi alle coincidenze della vita, poiché quelle coincidenze uniche che chiamiamo sincronistiche ci rendono di volta in volta coscienti della bellezza, dell’ordine, e del concatenarsi delle storie che stiamo vivendo. L’amicizia, come l’amore, è di per sè una coincidenza: due persone si incontrano e le loro vite si intrecciano. Anche nei momenti più bui può verificarsi un evento sincronistico che ci aiuta a trasformare l’oscurità in un’esperienza di rinascita e di continuità, dandoci un’ulteriore occasione di ricordare e di dire chi siamo. Se adottiamo un atteggiamento simbolico nei confronti della nostra vita, esplorando il significato di ciò che ci succede, e quindi attiviamo la nostra capacità di creare una totalità a partire dagli eventi accidentali e diversi che ci capitano, ci accorgeremo che indipendentemente dall’intreccio, dall’ambientazione e dai personaggi, maggiori o minori che siano, nelle storie della nostra vita niente succede per caso. All’inizio non è semplice, ma dopo un po’ di allenamento, cominceremo a comprendere il senso di quello che ci succede; e sarà una bellissima sorpresa. 

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