“Autoconsapevolezza o consapevolezza del sé”: sentiamo spesso questo termine, ma che cosa significa veramente? 

Potremmo definirla come una preziosa competenza, forse uno degli strumenti più preziosi per l’uomo, perché ci aiuta a vivere meglio. 

Indica la capacità di riconoscere i propri sentimenti e le proprie emozioni, anche quelli espressi dal nostro corpo, nel momento in cui si presentano; a riconoscere la propria esistenza e quella degli altri, a comprendere se stessi e riuscire a monitorare i propri sentimenti anche quando ci troviamo in un vero turbine emotivo, senza perdere il controllo. Significa imparare a conoscersi in profondità e quindi a gestire le proprie emozioni. Significa, inoltre, conoscere le proprie debolezze e i propri punti di forza, comprendendo cosa è possibile migliorare di sé stessi e cosa invece bisogna accettare, in maniera sempre costruttiva e critica. Chi possiede autoconsapevolezza acquisisce fiducia in sé ed ha quindi una maggiore possibilità di trovare la propria realizzazione personale rispetto a chi non la possiede o non la coltiva.

Lo Psicologo americano John Mayer, che ha contribuito alla definizione del concettodi intelligenza emotiva, ha individuato tre livelli distinti di autoconsapevolezza nei quali ognuno di noi si può riconoscere:

1)  L’autoconsapevole – È colui che riesce a percepire le sue emozioni, le elabora e le gestisce al meglio, ricavandone sicurezza in sé stesso e fiducia, 

2) Il sopraffatto – È parzialmente ignaro delle sue emozioni e questa sua mancanza di consapevolezza lo rende schiavo dei suoi stati d’animo. Difficilmente riesce a fronteggiare situazioni difficili dal punto di vista emotivo perché schiavo delle sue stesse emozioni e se ne fa quindi sopraffare,

3) Il rassegnato – È consapevole delle sue emozioni, le accetta, però  non mostra alcun interesse nella possibilità di gestirle in maniera più efficace; si abbandona ad esse con rassegnazione, generando una certa infelicità.


Esercitare l’autoconsapevolezza non è semplice, ma si può certamente apprendere, come tante altre cose importanti ed utili  che ci fanno star bene. Possiamo vivere in modo più sereno e renderci conto, ad esempio, quando sta partendo l’attacco d’ ira e riuscire così a non perdere il controllo delle nostre azioni o più semplicemente evitare di dire cose di cui ci pentiremmo.

Possiamo quindi affermare che l’autoconsapevolezza ci aiuta a gestire meglio le situazioni grazie alla conoscenza di noi stessi ed alla capacità di espressione dei propri sentimenti con apertura e assertività. Riuscire ad essere sempre nell’autoconsapevolezza non è semplice: si tratta infatti di esercitare una sorta di “visione dall’alto” su noi stessi che ci permetta di osservarci dal di fuori, con obiettività, anche quando sarebbe difficile. Solo in questo modo potremo imparare a gestire al meglio ogni situazione.

Come sviluppare l’autoconsapevolezza? 

La consapevolezza di sé nasce innanzitutto dall’osservazione di sé, un’osservazione da fare senza giudicarsi, prestando attenzione  a quello che facciamo, a come ci sentiamo, a cosa ci circonda, allenandosi ad osservare ed ascoltarsi partendo dalle nostre percezioni sensoriali che possiamo riconoscere rispondendo ad alcune semplici domande:

  • Che cosa vedo con i miei occhi?
  • Che cosa sento con il mio udito?
  • Che cosa sento nel mio corpo?

Imparate ad apprezzare e a valorizzare il tempo che avete a disposizione. Essere più centrati nel tempo presente, aiuta ad essere meno soggetti ad ansie e preoccupazioni nate da pensieri intrappolati nel passato o proiettati al futuro.

A livello pratico, un ottimo esercizio si potrebbe fare a tavola. Avete mai pensato al sapore, al colore, al profumo, alla consistenza di quello che mangiamo durante i pasti? Purtroppo accade raramente, presi dal voler ascoltare la televisione, gli altri commensali, i figli… I nostri pensieri ci proiettano automaticamente al “dopo”. Ci ritroviamo così ad “ingoiare” distrattamente i nostri pasti, senza sapere bene cosa stiamo mangiando. 

Allo stesso modo quando qualcuno ci parla pensiamo ad altro: nella migliore delle ipotesi alla risposta da dare, per poi perderci in altri pensieri, su quello da fare subito dopo, la spesa, il bucato… 

E quando ascoltate la musica, prestate attenzione alla melodia e vi godete ogni nota? Cercate di riconoscere tutti gli strumenti.

Riusciamo ad apprezzare un tramonto, un bel cielo, un suono?

Proviamo a sentire che percezione abbiamo del nostro corpo quando siamo al lavoro. Sentiamo delle tensioni? Dove?

E’ importante anche evitare di giudicarsi con termini troppo rigidi. Non esistono solo il nero od il bianco, bensì una sfumatura infinita di colori.

Cominciate a pensare a come vi parlate e a sviluppare un dialogo interno con voi stessi,per eliminare i pensieri e le parole demotivanti, depotenzianti. 

Provate a chiedervi:

  • Dove sono?
  • Che conseguenze hanno le mie azioni?
  • Che cosa sta accadendo o potrebbe accadere?
  • Chi altro è o sarà coinvolto?
  • È successo altre volte? In quali condizioni?
  • Quali pensieri sono cosciente di fare in questo momento?
  • In quale condizione si trova la mia mente ora? Calma, agitata, rilassata, concentrata… 

In sintesi la consapevolezza del proprio “mondo interiore” nel “qui e ora” può essere percepita facendosi queste  domande: 

  • A cosa penso?
  • Che percezioni ho?
  • Quali emozioni provo?
  • Come sto agendo?
  • Di solito cosa penso/provo/faccio quando si presenta una certa situazione? Come mi comporto? Agisco dopo aver fatto una breve riflessione o più spesso reagisco istintivamente?

Essere consapevole permette di scegliere ciò che è giusto per noi,  scoprire la nostra  strada. Dalla conoscenza di sé nasce la possibilità di sapere riconoscere quello che ci rappresenta, ciò che ci esprime. Ognuno è diverso e ognuno ha le sue peculiarità ed è chiamato ad esprimerle nella vita.

Chi conosce gli altri è sapiente;
chi conosce sé stesso è illuminato.

– Lao Tzu

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